mercoledì 23 dicembre 2015

Pubblichiamo un aggiornamento sul possibile viaggio dell’elefante di Carlo Magno ricevuto dal prof. Enzo Mancini

Macerata 20/12/2015  
                                                Portus  Veneris      
                                       
Mio fratello Ennio, a cui va dato il merito del rinnovato interesse per Abul Abbas da parte del centro studi carolingi di san Claudio, ispirato probabilmente dal lavoro dell’amico Albino Gobbi sulla presenza dei Franchi nel vicino Abruzzo, mi ha dato un prezioso suggerimento proprio oggi.
Mio fratello, maggiore d’età ma minore di studi, ha preso a cuore la ipotetica grande storia del nostro “natio borgo selvaggio” sicuramente più di me, che ultimamente ho avuto da pelare altre gatte e quindi minore disponibilità di tempo.
Insomma curiosando sulle vecchie abbazie dell’Abruzzo ha scoperto che alla foce del fiume Sangro, in comune di Fossacesia,  esiste l’abbazia di san Giovanni in Venere, un complesso monastico con veduta dalla collina sull’Adriatico, un tratto di mare conosciuto come golfo di Venere.
Il toponimo di “Portus Veneris” è attestato da antichi documenti.
Per farla breve, verso l’anno 540, vivente san Benedetto, alcuni dei suoi discepoli edificarono, sulle rovine di un tempio di Venere, un monastero e una chiesa dedicata alla Madonna e a san Giovanni Battista. Il monastero, dipendente prima da Monte Cassino e poi da Farfa, si rese indipendente solo nel 1004.
Nell’abbazia, che nel suo momento migliore ebbe possedimenti, oltre che in Abruzzo, nelle Marche, in Puglia, in Romagna, in Dalmazia, soggiornarono personaggi che divennero Papi: Stefano IX, Celestino V, Vittore III.
Quindi non ci sarebbe bisogno di arzigogolare che Porto Venere poteva essere Cupra Marittima, perché a meno di cento chilometri più a Sud, sulla costa Adriatica, è documentata la presenza di un Portus Veneris che agli inizi del IX secolo poteva far parte del territorio carolingio.

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Ora sugli attuali libri di Storia non scrive nessuno che la giurisdizione di Carlo Magno arrivava fino al Molise, ma è un fatto da discutere.
( Questa precisazione è soprattutto per Albino Gobbi: sono tornato virtualmente a visitare il santuario della Madonna di Canneto, con google maps )
Nel 2006 ad agosto partecipai ad un ciclo-pellegrinaggio organizzato dalla parrocchia di san Marone di Civitanova Marche. Nella seconda giornata di fatica il gruppo di cicloamatori risalì la valle del Trigno e fece tappa al santuario di Santa Maria di Canneto. Entrando nella antica chiesa attirò la mia attenzione una pesante lapide sul lato sinistro rispetto all’entrata. Ci si legge:

Papi ed imperatori del medioevo che nelle loro bolle e diplomi menzionarono la chiesa e il monastero di Santa Maria di Canneto sul Trigno
Marino II – Giovanni XIII – Stefano IX – Niccolò II – Urbano II – Pasquale II – Callisto II – Anastasio II – Alessandro (?) – Clemente (?) Innocenzo III – Onorio III – Sisto IV
Carlo Magno – Enrico II il Santo – Corrado II il Salico – Enrico III il Nero – Lottario III il Sassone.

Chiedo scusa per i punti interrogativi, ma ho ricavato il testo da una foto. Comunque se ci andate non penso che abbiano spostato la pietra, di diversi quintali di peso.
Io ritengo che se qualcuno si è preso la briga di incidere sulla pietra questo testo, si basava su documenti che non si può avere inventato.
Perciò anche la patria di Don Giovanni Carnevale, Capracotta, che oggi fa parte del Molise, ma si trova a Nord del Trigno, è stata sotto l’imperatore dei Franchi e dei Longobardi.


Mancini Enzo

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